Adil Belakhdim è morto in provincia di Novara mentre manifestava per ottenere, non solo per se stesso, il rispetto di un diritto che sembra ormai essere diventato sempre più difficile da riconoscere.

Sono state dette molte cose, e l’accertamento dei fatti spetta all’autorità giudiziaria. Ma una cosa è senz’altro certa: morire mentre si rivendica il proprio diritto ad avere un trattamento lavorativo dignitoso è ingiusto tanto quanto morire sul lavoro per il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza.

I dati ISTAT sono chiari: se gli infortuni mortali in itinere sono diminuiti rispetto al 2019, da 306 a 214 (-30,1%), le morti durante lo svolgimento delle prestazioni lavorative sono aumentate, dal 2020, del 34,9% (da 783 a 1.056).

E morire per rivendicare il diritto di lavorare e di essere retribuiti in modo adeguato in quale tipologia di infortunio rientra?

Come non essere d’accordo con il Ministro del Lavoro Orlando, il quale ha dichiarato che “ogni morte che avviene sui luoghi di lavoro è una ferita e anche un’onta per tutto il Paese”. Ed ancora, le dichiarazioni del Vice Segretario del PD Provenzano: “lo Stato deve garantire il diritto a manifestare e punire questi atti criminali. La politica deve risolvere le contraddizioni sociali esplose nella logistica, fermando guerre tra lavoratori”.

Qualcuno parla di tragedie, qualcun altro di atti volontari. È però il caso di tornare a parlare anche della necessità di ritrovare il rispetto verso chiunque lotta contro un’ingiustizia, anche se quell’ingiustizia non ci lede direttamente. O forse, più semplicemente, potremmo interrogarci sulla rabbia e sulla paura della precarietà che addirittura spingono a scontri tra lavoratori, come se la propria sopravvivenza dipendesse dalla soccombenza degli altri.

È evidente che con Adil sono morte, ancora una volta, anche la solidarietà e l’empatia. Nessuna battaglia per i diritti è inutile e nessun diritto riconosciuto ad alcuni pregiudica tutti gli altri.

Ciascuno di noi ha, dunque, il dovere di chiedersi se c’è qualcosa di sbagliato nel voltare le spalle a chi chiede aiuto e dignità. Forse, nella risposta, potremmo trovarci anche un modo per evitare la  morte sul lavoro, e per il lavoro.

Lisa Vadini
Responsabile Lavoro e Missione Giovani PD Abruzzo