La pandemia, che ha insegnato il primato della sanità pubblica, il valore inestimabile della prevenzione e il ruolo indispensabile della medicina territoriale: cioè tutti gli interventi da organizzare il più vicino possibile alle persone – soprattutto in realtà disagiate o aree montane – dove ricevere rapidamente una diagnosi e una prima assistenza, spesso fa la differenza tra la vita e la morte. Secondo il piano, che recepisce il DM 77/2022, in Abruzzo entro il 2026 nasceranno 40 Case di Comunità, 13 Centrali Operative Territoriali e 11 Ospedali di Comunità. La voce principale, per circa 59 milioni di euro, riguarda la costruzione delle Case di Comunità. Presentando il piano, il Presidente Marsilio ha detto: “Dobbiamo spendere bene le risorse che sono state messe a disposizione dal PNRR. Sono fondi importanti che aiuteranno a rafforzare la sanità territoriale e di prossimità con la nascita di nuove articolazioni, l’acquisto di attrezzature, il potenziamento della telemedicina e di altri strumenti con l’obiettivo di rendere la sanità più vicina ai cittadini.” Bene, si potrebbe dire. Sì. Ma a condizione di fare le cose davvero per bene e non di mettere le “pezze a colore”. Stiamo parlando, infatti, della scelta di realizzare all’Aquila la Casa di Comunità all’interno dell’Ospedale San Salvatore: proprio il contrario di quello che si dovrebbe fare. La Casa di Comunità serve esattamente a de-ospedalizzare la domanda di salute. I fondi del PNRR servono a creare nuove strutture (di questo discutono a Pescara, a Bussi, e in ogni realtà interessata). E invece all’Aquila si vuole ristrutturare il Delta 7, quell’ala ospedaliera in perenne ristrutturazione dopo il terremoto e che non si vuole riqualificare con le risorse regionali che penalizzano drammaticamente il nosocomio aquilano. La Casa di Comunità per essere utile deve offrire servizi diversi e “lontani” dall’ospedale. La ASL1 ha un enorme e prestigioso patrimonio immobiliare nell’area di Collemaggio: un’area bellissima, comoda da raggiungere, facilmente accessibile, dove ristrutturare o ricostruire una delle palazzine esistenti consentirebbe di decongestionare il San Salvatore e fornire un servizio essenziale alla zona est della città e del comprensorio aquilano. Collemaggio ha una posizione baricentrica rispetto allo sviluppo urbano dell’Aquila, risponderebbe ai nuovi assetti intervenuti negli anni e dopo il terremoto e una Casa di Comunità in quegli spazi bilancerebbe la funzione del San Salvatore nell’area Ovest della città. Questa è la scelta giusta da fare, nell’interesse dei cittadini, degli operatori, del diritto alla salute.
Il consigliere regionale
Pierpaolo Pietrucci