Se si crede che nella scuola sia scritta la parola futuro, metterla al centro significa fare investimenti significativi affinché tutti siano messi nelle condizioni di raggiungere la piena maturità di persone. Politiche di giustizia sociale secondo un principio di sostegno e solidarietà, in piena collaborazione con la comunità che condivide la responsabilità dell’educazione.
Purtroppo le recenti politiche governative, sia per quel che riguarda la scuola che la cultura, più che un’esigenza di visione politica, sembrano rispondere all’imperativo di cancellare tutto ciò che c’è stato prima di questo governo.
Il danno è tanto più importante se si considera che alcuni provvedimenti erano frutto di decisioni scaturite da un’azione bipartisan; un esempio il disastro legato all’eliminazione della 18 App e la sua sostituzione con una eventuale, ipotetica, ma ad oggi inesistente, carta del merito.
Altrettanto importante, il tema del dimensionamento scolastico che si sta concretizzando in una serie di tagli dettati dal solo principio del risparmio a breve termine, tagli il cui effetto a cascata sulla copertura territoriale, le aree interne, oltre che l’occupazione di DSGA, docenti e personale ATA sarà difficile recuperare.
Ciò che si fa fatica a comprendere è il come le amministrazioni regionali di centrodestra possano obbedire a provvedimenti di partito dimenticando la propria responsabilità di fronte a cittadini che li hanno eletti e che saranno i primi a pagare le conseguenze di questi sciagurati tagli.
E’ inoltre chiaro che, la questione dell’edilizia scolastica non sarà risolta con l’impiego delle risorse del PNRR, ad oggi insufficienti ma, in questo senso, le parole del Governo continuano a non essere chiare.
Anche i provvedimenti relativi ai nidi, e quindi lo 0-6, nonostante siano stati presentati come ausili alla genitorialità, in realtà mancano di un principio di inclusività laddove la gratuità si concretizza in un anticipo di spese, ovviamente, solo da parte di chi ha già le risorse.
Le scelte economiche hanno un senso quando sono il risultato di una visione politica. Declinare la scuola nella complessità del presente vuol dire comprenderne la forza e la centralità, la qualità di elemento propulsore per la vita di un paese.
La politica per un sistema di istruzione inclusivo che abbia ben chiaro il profilo di cittadino attivo che si intende formare, non può prescindere dall’investire risorse che rendano il sistema capillare che, al contrario, attualmente è mortificato da tagli e dimensionamenti.
In questo senso il Partito Democratico continua a battersi, perché le risorse, che devono essere importanti, siano gestite secondo un’idea complessa di Istruzione, in un atteggiamento di dialogo con enti locali e terzo settore per la realizzazione dei patti educativi di comunità, attraverso il sostegno concreto a studenti e famiglie per i costi sproporzionati di trasporto e di testi scolastici, vicini ai docenti perché ne sia valorizzata la professionalità.
Ad animarci la convinzione che, in questo momento storico di emergenza educativa, non saranno certo i tagli a risolvere questioni ormai improcrastinabili.

 

Annalisa Libbi 
Responsabile “scuola, educazione, infanzia, istruzione, povertà educativa” PD Abruzzo