Permane il forte dissenso sulla gestione della politica sanitaria del centro destra. Non sono bastate 5 ore di Commissione, convocata per fare luce sulla ripartizione dei fondi dell’edilizia sanitaria – e con momenti di forte contrapposizione – per discutere tutte le problematiche del San Salvatore, un ospedale nato già vecchio su un progetto della metà degli anni ‘60, fortemente energivoro e sprovvisto ancora di un serio progetto di potenziamento per i prossimi anni, con una ristrutturazione post sisma infinita, che vede la mensa ancora nei container, assenza di parcheggi, per non parlare della conseguente erogazione delle prestazioni che ha subìto un ulteriore tracollo dopo l’attacco hacker e delle condizioni lavorative indegne del personale sanitario e amministrativo. Non progettare oggi nuove prospettive per il San Salvatore significa avere tra vent’anni lo stesso ospedale nelle condizioni strutturali di 80 anni prima. Quello che più ha colpito è che l’Assessorato e la Direzione strategica della ASL1 non sono neanche stati in grado di nascondere lo scaricabarile sulle responsabilità, né di sottacere che nella caterva di fondi ricevuti – di cui chiaramente mi compiaccio – che serviranno per rifare ospedali nuovi sul resto dell’Abruzzo, L’Aquila abbia ricevuto solo delle briciole per la centrale unica del 118; fondi che derivano dalle economie del COVID hospital di Pescara e dalla donazione dell’Emilia Romagna, neanche sufficienti a coprire la realizzazione di quello spazio convegnistico, fortemente voluto da me e dal collega Di Benedetto, indispensabile all’aggiornamento e alla formazione del personale sanitario e amministrativo: un unicum in Abruzzo. La verità è che come al solito, dopo ben oltre 4 anni di governo, si sono messe sul tavolo della discussione solo intenzioni ma nessun vero progetto, nonostante le opportunità concesse dall’uscita dal commissariamento grazie alle azioni dell’allora assessore alla Sanità Silvio Paolucci. In quasi cinque anni di governo il centrodestra ha prodotto solo la nomina di quattro manager (due effettivi e due ad interim) e il disinteresse politico della Giunta che si è abbattuto sul personale e di conseguenza sul diritto alle cure dell’utenza. Tra i temi sollevati, insieme al collega Di Benedetto, con veemenza, resta fortissimo quello di trovare una soluzione al precariato tutto della ASL1, il più numeroso tra le quattro province d’Abruzzo a causa dell’impossibilità di fare concorsi nell’anno del terremoto, un fatto che ha fissato drammaticamente al ribasso il numero dei nuovi assunti anno dopo anno, fino ad oggi. È stato doveroso per me investire nuovamente l’Assessore Verí e la Direzione strategica della ASL1 sul percorso per creare, ad horas, una nuova società in house o utilizzare una di quelle regionali dove far transitare tutto il personale precario, permettendo, con la concretezza e la celerità che il contesto richiede, un percorso amministrativo e temporale per internalizzare il personale amministrativo, infermieristico, degli operatori socio-sanitari, degli autisti del 118, del contact tracing, delle cooperative e delle agenzie interinali in servizio presso la ASL1. Ci tengo a ricordare che si tratta di un personale già specializzato, qualificato, e dimostratosi indispensabile nel periodo pandemico già drammaticamente dimenticato. Sarà un percorso complesso ma possibile avendo esempi fattivi in diverse zone d’Italia. È un percorso che però bisogna fare insieme con convinzione e responsabilità. Io mi voglio mettere subito a disposizione e presenterò a tal proposito una risoluzione che mi auguro la Giunta regionale possa apprezzare, come apertura di una discussione che tutto il territorio della provincia dell’Aquila ci sta chiedendo da tempo a gran voce.

Il consigliere regionale 
Pierpaolo Pietrucci